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01/02/2018
Il sistema B.I.I.O. (acronimo formato dalle iniziali di Breve- Intenso – Infrequente – Organizzato) è un sistema integrato di allenamento con i pesi, sviluppato da Claudio Tozzi e pubblicato per la prima volta in Italia sul libro “La Scienza del Natural BodyBuilding” , che permette di ottenere grandi risultati a livello di forma fisica, pur allenandosi due-tre volte in 7 giorni, per un ora/un ora e 20’ a seduta e riposando nella terza o quarta settimana consecutiva del programma.
In pratica il BIIO non è solo un programma diverso, ma esattamente opposto a quello che comunemente viene eseguito nella maggior parte della palestre mondiali, cioè con allenamenti che arrivano fino alle 6-7 volte settimanali, con sedute di due/tre ore, specialmente quelli dei professionisti del body building agonistico.
Si basa sull’ attento studio dell’ evoluzione umana. Tra i 7 e 4 milioni di anni fa l’uomo cominciò a differenziarsi dagli altri primati e a percorrere un lungo cammino costellato da grandi cambiamenti ambientali, alimentari e morfologici, fino ad arrivare all’attuale strutturazione organica. Milioni di anni che hanno creato un animale, l’uomo, con caratteristiche psicofisiche plasmate dalla dura legge dell’evoluzione, in modo da adattarsi alle numerose difficoltà createsi in un lasso di temporale così enorme.
Lo studio delle abitudini di vita, alimentari, di caccia, ecc. è quindi fondamentale per sapere come sono nate certe caratteristiche fisiche, in modo da identificare, seppure con una certa approssimazione, le reazioni adattative che il nostro corpo ha trovato per sopravvivere al meglio in condizioni molte volte proibitive. Le recenti conquiste tecnologiche, l’evoluzione dei trasporti e il benessere alimentare sono acquisizioni troppo recenti per poter cambiare una struttura organica costruita in milioni di anni e quindi l’uomo è tuttora settato quasi totalmente con i geni di almeno 100.000 anni fa.
Se, per esempio, è accertato anche dalla medicina ufficiale che ingrassiamo perché il nostro corpo è ancora settato sugli antichissimi e frequenti periodi di carestia, perché non approfondire i motivi che hanno portato il nostro organismo a reagire positivamente a sforzi brutali, ma di breve durata? Se è plausibile e credibile la spiegazione antropologica sulla linea nutrizionale da seguire in base alle nostre antichissime abitudini, è possibile ricostruire esattamente anche la quantità e qualità dei nostri sforzi fisici?
Su questa piattaforma è stata costruito il BIIO: studiare il passato per saperne di più sul presente, conoscere la vita dei nostri progenitori e scoprire a quali sforzi fisici erano abituati, per costruire un programma di allenamento e di alimentazione più vicino a noi.
La lotta corpo a corpo con una belva feroce, ma anche con un altro animale è forzatamente breve in termini temporali.
L’uomo, o uccideva o restava ucciso e in tutti e due i casi il tempo trascorso era al massimo di pochi minuti. Se poi veniva attaccato da qualche leone o altro animale pericoloso la fine era anche più breve.
Pensate a quando eravate ragazzini e (penso che lo abbiamo fatto tutti) quando si faceva “a botte” con qualcuno dei nostri coetanei, oppure se è successo anche da adulti, o se avete assistito ad una rissa.
Se vi ricordate bene, tutto durava pochi secondi, al massimo pochissimi minuti, proprio perché alla fine quello/i più forte/i prevaleva/no o si finiva per la stanchezza data proprio dall’estrema e brutale intensità della lotta. Questo vale soltanto per gli scontri “muscolari”, gli spostamenti a piedi erano invece ben più lunghi e frequenti, dovuti al ritorno alla base con le prede, alla ricerca di nuovi territori per la caccia, ecc.
È ovvio che lo sforzo prodotto dall’uomo nella caccia e, soprattutto, nella lotta doveva essere il massimo possibile, per non diventare preda a sua volta. Non è possibile infatti modulare l’intensità quando si sta per essere uccisi da un leone o correre piano se la gazzella scappa. Quando è in palio la vita si dà tutto e subito.
Molto probabilmente gli ominidi dell’epoca, andavano a caccia seguendo il ritmo della…fame. Una volta uccisa o trovata già morta una preda nella savana, ne mangiavano le carni fino a che non erano finite le parti commestibili o fino alla completa decomposizione. Potevano passare quindi molti giorni tra una battuta di caccia e l’ altra.
Una spedizione di caccia richiedeva di percorrere anche decine di chilometri al giornoe se si era catturata una preda, poteva passare anche parecchio tempo prima di ritornare alla base. Questo vuol dire che, in teoria, potevano passare anche 15-20 giorni, prima di iniziare un’altra caccia/sciacallaggio, un periodo in cui la fatica fisica, se si era sfortunati, poteva essere solo rappresentata da una scaramuccia con qualche proprio simile affamato e/o da animali feroci.
In pratica eravamo abituati a fare sforzi molto infrequenti, una o due volte al massimo delle nostre attuali settimane, per poi “riposare” mediamente per altre una o due. Al limite il nostro antenato poteva, se il gruppo di ominidi era numeroso, cacciare per due o tre giorni di seguito per trovare abbastanza cibo per tutti, ma poi si fermava per molti giorni, come del resto continuano a fare tutt’ora molti predatori.
Dall’ inizio di una seduta il testosterone rimane a buoni livelli per circa 45-50’ e poi decade, mentre il cortisolo (un ormone che quando è troppo alto tende a smontare le proteine muscolari) si innalza di molto dopo circa 80’. Quindi, tipicamente una scheda BIIO dura tra i 45 e gli 80 minuti al massimo.
Le schede BIIO cambiano ogni 30-40 giorni e la programmazione completa dura circa 2 anni e mezzo, quindi sono molto vari, ma sono composte al massimo da due esercizi, di cui almeno uno di quelli base (panca, stacco, squat, tirate inverse, lento avanti, curl, panca stretta) per i gruppi muscolari più grandi e un esercizio o addirittura nessuno per i gruppi muscolari più piccoli.
I primi tre mesi di programmazione la frequenza consigliata è di 3 volte a settimana,mentre per le schede successive è settata a due volte a settimana, con la terza o quarta settimana che ci si allena molto poco o addirittura per niente. Questa frequenza può variare in più o meno a seconda del recupero individuale, ma i parametri di base sono validi per almeno l’ 85% delle persone.
Nel best-seller “La Scienza del Natural Body Building”, scritto da Claudio Tozzi. Dal 2001 è il libro del settore più venduto in Italia, con 11 ristampe, cosa mai accaduta prima per un libro di cultura fisica e per mesi è stato addirittura primo in assoluto, nella classifica dei libri più letti di tutto il settore “Spettacolo e sport” dell’ editoria italiana.
Sì, il BIIO è da anni utilizzato, con le correzioni dovute alle caratteristiche dello sport in cui è applicato, in tantissime discipline, quali basket, pallavolo, calcio, streetfighting, karate, apnea statica, atletica leggera (record mondiale salto in alto Master over 45) e tantissimi altri.
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Oltre ai risultati di migliaia di atleti, come il campionato del mondo natural conquistato nel 2005, a Milano nel marzo del 2008, il 3° Congresso internazionale di medicinapreventiva ed healty aging ha denominato il “metodo BIIO, quale allenamento di elezione per l’ attività anaerobica e healthyaging”.
Attualmente è in corso uno studio universitario con l’ Istituto Universitario Scienze Motorie (IUSM) di Roma, dal titolo “Protocollo studio comparativo allenamento con i pesi denominato “BIIO” in confronto all’ allenamento di medio-alto volume” curato dalla PhD M.F. Piacentini e dalla Dott. F. Carlucci, che verrà poi pubblicato nelle maggiori riviste scientifiche internazionali.