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Vitamina D e Infarto Miocardico: Scopri la Verità sulla Correlazione

15/01/2025

Scopri come i bassi livelli della vitamina del sole possono aumentare il rischio di infarto miocardico e quali sono le evidenze scientifiche che lo dimostrano.

Quante volte avete sentito parlare della vitamina D come la panacea per ogni male?

Eppure, mentre molti la definiscono la "vitamina del sole", pochi comprendono davvero le sue implicazioni sul cuore.

Oggi smascheriamo alcuni miti, analizziamo i dati e diamo una sferzata polemica al buonismo scientifico che troppo spesso accompagna l’argomento. Iniziamo subito.


La Carenza di Vitamina D: Un Colpevole Silenzioso?

La carenza di vitamina D è comune.

Non parliamo solo di persone che vivono in paesi nordici, dove il sole è una chimera per sei mesi l’anno, ma anche in nazioni soleggiate come l’Italia.

E cosa succede al cuore quando i livelli di vitamina D scendono sotto il livello di guardia?

Studi recenti suggeriscono una correlazione significativa con un rischio maggiore di infarto miocardico. Non è solo teoria: chi ha bassi livelli di vitamina D ha il doppio delle probabilità di essere colpito da un infarto rispetto a chi ha livelli normali.

Ad esempio, uno studio su 222 pazienti ha rilevato che il 95,9% di coloro che avevano subito un infarto miocardico acuto presentava una carenza di vitamina D, rispetto al 78,4% del gruppo di controllo.

Un risultato simile è emerso in Bangladesh, dove i livelli medi di vitamina D tra pazienti con infarto miocardico erano di circa 20 ng/mL, significativamente inferiori rispetto al gruppo di controllo.

E allora, chi ha ragione?


Dati Scientifici e Contraddizioni: Chi Dice la Verità?

Una revisione sistematica recente mette in evidenza un fatto:

La correlazione c’è: numerosi studi osservazionali indicano che livelli insufficienti di vitamina D sono associati a un rischio maggiore di infarto miocardico.

Le donne in post-menopausa, ad esempio, presentano un rischio aumentato di complicazioni cardiovascolari quando i livelli di vitamina D sono bassi.

Studi in Arabia Saudita e India hanno mostrato che una carenza di vitamina D aumenta rispettivamente di 6,5 volte e del 50% il rischio di malattia coronarica.

Quindi, perché tutta questa confusione? Perché ci si ostina a cercare la soluzione universale senza considerare le variabili individuali come genetica, esposizione al sole e stile di vita?


Meccanismi d’Azione: Perché la Vitamina D Conta

La vitamina D non è solo un “booster” per le ossa. Ecco come influisce sul sistema cardiovascolare:

  • Effetti antinfiammatori: Riduce la produzione di citochine infiammatorie, prevenendo l’aterosclerosi.

  • Protezione vascolare: Migliora la funzione dell’endotelio, ossia il rivestimento dei vasi sanguigni.

  • Regolazione della pressione arteriosa: Agisce sul sistema renina-angiotensina-aldosterone, che gioca un ruolo cruciale nell’ipertensione.

Ad esempio, è stato dimostrato che la vitamina D inibisce lo sviluppo delle cellule schiumose, responsabili della formazione di placche arteriose, e aumenta la produzione di ossido nitrico, un potente vasodilatatore. Questi effetti riducono il rischio di infarto miocardico.

Il problema è che nessuno te lo dice!



Integrare o Non Integrare? Ecco il Punto

È qui che entra in gioco la polemica. Non è un mistero che l’industria farmaceutica sia scettica sull’integrazione di vitamina D come soluzione cardiovascolare. E, se lo chiedete a certi luminari, vi risponderanno che gli studi non dimostrano alcuna utilità nel prendere supplementi. Ma perché?

  • Dati inconcludenti? Certo, ma molti studi non considerano fattori confondenti fondamentali: genetica, abitudini alimentari, esposizione solare.

  • Conflitti d’interesse? Non dimentichiamo che prevenire è meno redditizio che trattare.

Allora, cosa fare? La risposta è più semplice di quanto pensiate: fatevi monitorare i livelli di vitamina D e, se carenti, integrate sotto controllo medico.


Donne e Vitamina D: Una Relazione Complessa

Le donne, in particolare quelle in post-menopausa, sono tra le più vulnerabili agli effetti della carenza di vitamina D.

Studi indicano che livelli insufficienti possono influenzare negativamente i livelli di estrogeni, aumentando il rischio di ipertensione e danni vascolari.

Uno studio cinese ha dimostrato che le donne con livelli di vitamina D inferiori a 10 ng/mL avevano un rischio triplo di sviluppare malattie coronariche rispetto a quelle con livelli normali.

Inoltre, è stato osservato che l’integrazione di vitamina D, insieme a una dieta ricca di calcio, può ridurre significativamente il rischio di infarti post-menopausali.


Conclusioni Polemiche: Cosa Non Vi Dicono

La scienza è chiara su un punto: ignorare i livelli di vitamina D è un errore.

Ma la narrativa mainstream è altrettanto chiara nel voler minimizzare.

E chi ci rimette?

Noi, voi, tutti quelli che potrebbero prevenire infarti e malattie cardiovascolari con una banale integrazione.

Gli studi osservazionali ci offrono un chiaro segnale d’allarme, ma servono ricerche più approfondite per stabilire linee guida definitive.

Nel frattempo, è fondamentale monitorare i livelli di vitamina D e adottare un approccio personalizzato alla prevenzione cardiovascolare.

Una guida alla corretta integrazione della Vitamina D la trovi >>>QUI 


Fonte scientifica:  Balasubramanian A, Kunchala K, Shahbaz A, et al. (January 13, 2025) Association of Vitamin D Deficiency as an Independent Risk Factor for Myocardial Infarction and Its Therapeutic Implications: A Systematic Review. Cureus 17(1): e77375. doi:10.7759/cureus.77375